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AUTOSTIMA, IDENTITA’ E CONCETTO DI SE’

L'autostima è stata definita come il valore che diamo a noi stessi, "un atteggiamento di approvazione o disapprovazione che indica la misura in cui un individuo ritiene se stesso come capace, significativo, di successo e di valore" (Coopersmith 1959,1960).



Essa è influenzata da alcuni fattori come l'accettazione che si riceve dagli altri, la propria storia di insuccessi/successi e l'interpretazione che si dà agli eventi della vita.


L'autostima è disfunzionale quando è troppo elevata o troppo bassa: nel primo caso la persona potrebbe tendere a valutare se stessa e ad interpretare la realtà in modo estremamente positivo senza un fondamento di realtà e a criticare gli altri per elevare se stesso; nel secondo caso, invece, potrebbe tendere a considerarsi un fallimento, a criticarsi e a vedere tutto negativamente. Al contrario, un buon livello di autostima è funzionale all'equilibrio psicologico della persona, favorisce stati emotivi positivi, l'adozione di adeguate strategie di fronteggiamento (coping) ed è associata ad una vita interpersonale ricca e soddisfacente.


L'autostima è, inoltre, legata al , ovvero a chi si è, o a chi si pensa di essere.
Un noto test psicologico utilizzato in una ricerca in psicologia sociale (Markus e Kitayama 1991) ha messo in evidenza il concetto che le persone avevano di se stesse; dai risultati è emerso che soprattutto nei Paesi Occidentali il sé veniva definito senza far riferimento ad altri o al contesto (esempi di risposta erano: giovane, divertente, bello), tuttavia l’altro era ritenuto importante per la valutazione del sé e quindi per la propria autostima. Nei Paesi Orientali, invece, il concetto di sé era interdipendente, connesso agli altri e al contesto, in quanto questi elementi contribuivano a definire il loro sé (esempi di risposte erano: fratello, moglie, cittadino, studente, ecc.).

Nella formazione dell’identità, il concetto di sé ha 3 funzioni fondamentali:
  • ancoraggio, ossia quel senso di continuità per cui nonostante i cambiamenti si rimane se stessi;
  •  coerenza, ovvero il senso di unità nell’essere se stessi;
  •   positività, un pensare positivamente a sé che permette di sviluppare l’autostima.


Quante volte vi è capitato di presentarvi a persone nuove o ad un colloquio? Avete mai fatto caso a cosa dite? Usate aggettivi, il vostro ruolo professionale, il vostro stato civile o raccontate le vostre gesta? Se rispondessimo in questo momento alla domanda “chi sei?” alcuni di noi probabilmente utilizzerebbero “etichette” riferite allo status (lavoratore, medico, studente, ragazza, madre, figlio, ecc.); altri potrebbero, invece, rispondere raccontando la loro vita, le loro imprese, i loro studi, come se la lista delle cose fatte e delle esperienze vissute contribuisse non solo a definire chi si è, ma anche il valore che diamo a noi stessi. Tali risposte non sono né giuste né sbagliate, sono semplicemente l’idea che abbiamo di noi stessi, quello che ci raccontiamo o che ci raccontano gli altri di noi, in altre parole ciò in cui ci identifichiamo, come ci percepiamo e come ci percepiscono gli altri.

I ruoli, il curriculum, la provenienza geografica, gli aggettivi, la professione e via discorrendo, sono sufficienti a definire chi siamo e a spiegare quel senso profondo d'identità? Chi è che fa le azioni? Chi è che lavora, vive in quell città, è amico di Tizio e mamma di Caio? Siamo solo quello? Siamo altro?
E’ veramente possibile descrivere chi siamo? Sarebbe un po' come cercare di rispondere alla domanda “cos’è ridere?” o “cos’è un orgasmo?”, si possono trovare delle parole, puoi spiegare cosa accada al corpo, alla mente e alle emozioni, ma la realtà è che si tratta di esperienze dirette e come tali possono solo essere vissute e solo chi ne ha fatto esperienza può comprenderne il significato.

Chiediamoci chi siamo! Più che trovare delle risposte, sentiamoci, esploriamoci...facciamo esperienza di noi stessi, di quella parte profonda, intima in cui siamo noi, unici, liberi da condizionamenti, dai doveri, dalle paure e dalle debolezze, dove siamo semplicemente e totalmente noi.

"Il sé è l’identità profonda, il centro che governa la coscienza, l’anima, l’esperienza unitaria della totalità" (Montecucco N.).