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UNA MAMMA PER AMICA - QUALI SONO I GIUSTI CONFINI TRA GENITORI E FIGLI?


"Gilmore girls" o "Una mamma per amica" è un telefilm americano andato in onda nel primo decennio del 2000 riscontrando un certo successo tra le adolescenti e non solo; è la storia di un rapporto tra una mamma  e una figlia che si passano solo 16 anni di età e che ridono, scherzano, si confidano reciprocamente, entrando l'una nella vita dell'altra, sempre unite e "attaccate"? Lorelai e Rory.... più che mamma e figlia, sono amiche inseparabili!

Possiamo cogliere l'occasione di quest'esempio fittizio di una serie tv per riflettere sul tema della relazione genitori-figli.

Per relazione si intende quel rapporto d'interazione tra due o più individui caratterizzato da reciprocità; tra tutte le relazioni, forse la più rilevante, precoce e significativa è quella madre-figlio. Winnicott (1965) diceva che la relazione primaria comincia a svilupparsi sin dal periodo di gestazione, in particolare verso la fine della gravidanza, quando la donna entra in uno stato di "apprensione materna primaria", ossia una speciale condizione che renderà, poi, la madre capace di anticipare, interpretare e rispondere adeguatamente ai bisogni del figlio, grazie ad un'elevata sensibilità ed identificazione col figlio.

Bowlby (1969), invece, chiamava la relazione genitore-figlio attaccamento, ovvero quel particolare legame con una figura di riferimento, il genitore, il quale viene esperito come base sicura o persona a cui rivolgersi in caso di pericolo; comincerebbe ad instaurarsi dai 7-8 mesi quando il bambino è capace di discernere i volti, di riconoscere quelli familiari e di conseguenza di protestare quando si accorge che il genitore non c'è. Baldoni (2005) aggiunge che non è solo la mamma la figura relazionale significativa, ma anche il papà costituisce la base sicura dell'attaccamento.

Normalmente le proteste e l'angoscia da separazione terminano verso i 3 anni, quando inizia a svilupparsi la capacità di rappresentazione mentale: si tratta di un processo di interiorizzazione che fa sì che il bambino riesca a pensare ad oggetti o eventi che non sono presenti nell'ambiente; per cui anche se lontano e fisicamente separato dalla mamma, riesce a pensarla e a sentirla vicino senza ansia. A volte può essere aiutato a separarsi dalla figura di riferimento, in questa fase, grazie al cosiddetto oggetto transizionale, che rende l'assenza del genitore emotivamente più sopportabile.


E' già avviato a questo punto il processo di separazione-individuazione che culminerà nell'età adolescenziale: la separazione fisica e intrapsichica permette di percepire il sè come diverso dall'altro, dunque viene meno l'unità simbiotica mamma-bimbo; l'individuazione riguarda, invece, la maturazione psicologica e la strutturazione dell'identità. Tipicamente questa fase si concretizza nell'adolescenza, quando a livello cognitivo comincia a svilupparsi un pensiero ipotetico-deduttivo, che fa sì che l'adolescente ricerchi da sè significati e sensi, rimettendo in discussione tutto quanto appreso da quella che fino a quel momento era stata la principale e più significativa figura di riferimento, il genitore. A quest'età il gruppo dei pari assume sempre maggior importanza e costituisce un punto alternativo rispetto alla madre e al padre. L'adolescente, che non appartiene più al mondo dell'infanzia, ma allo stesso tempo non è ancora un adulto, nel costruire la sua identità, sente la necessità di pensare ed agire da sè e quindi di individuarsi, di divenire un individuo più autonomo, indipendente e separato fisicamente e psicologicamente.

Tornando alle protagoniste della serie "Una mamma per amica", mentre la separazione dall'unità simbiotica sembra essere avvenuta (Rory, la figlia adolescente si diploma, va via di casa per andare a studiare), l'individuazione non pare essersi completamente conclusa e, inoltre, si verifica quella che potrebbe essere chiamata la fusione dei confini familiari.

Lo psicologo Minuchin (1974) descrive all'interno della struttura famliare 3 tipi di confini tra i sottosistemi (sottosistema coppia, genitori e fratelli):
  •  i confini chiari (funzionali), che permettono di esercitare in modo adeguato le funzioni e i ruoli di ogni sottosistema, senza intromissioni o interferenze tra loro, mantendo un buono scambio;  
  • i confini rigidi (disfunzionali), caratterizzati da nette separazioni tra sottosistemi che diventano impermeabili;
  • i confini diffusi (disfunzionali), in cui non ci sono barriere, non ci sono segreti, ogni sottosistema interferisce nell'altro quasi fino a fondersi e confondersi. 

Nel caso di Rory e Lorelai, si potrebbe supporre una struttura dai confini diffusi, in cui la mamma, che funge da amica, entra e si intromette nella vita e nelle decisioni personali della figlia/amica, e viceversa.

Che dire di questo rapporto amica/mamma? Nella serie tv stessa, questa sovrapposizione e confusione di ruoli si rivela un'arma a doppio taglio che crea non pochi conflitti tra le due protagoniste.

Nella vita reale un errore comune che alcuni genitori possono commettere è quello di porsi a livello dei figli come un pari, cioè un amico o amica della stessa età con cui confidarsi, forse nel tentativo di controllarli, di essere informati su cosa fanno, con chi e dove.... Inizialmente può sembrare una strategia funzionale, ma a lungo andare rischia di rompere i confini, facendoli diventare diffusi, e soprattuto può impedire al normale processo di individuazione di svilupparsi. Essendo la "ribellione" (intesa come presa di distanza dai valori genitoriali in favore di una personale valutazione e rivalutazione) un processo neuropsicologicamente naturale, i genitori non dovrebbero temerla od evitarla diventando gli amici dei figli, in quanto ogni figlio ha bisogno della figura genitoriale, delle regole e dei valori insegnati sin dall'infanzia, per poi avere l'opportunità di scontro/confronto in adolescenza che ne permetterà la maturazione psicologica e l'individuazione.

In alcuni casi quei valori, dopo essere stati valutati nelle varie possibilità e alternative dall'adolescente, vengono riconfermati, in altri casi no.

Dunque, sì al genitore amichevole, autorevole ma non autoritario, e no al genitore amico che si fonde e confonde col gruppo dei pari del figlio.


Per approfondimenti:
- Baldoni, F. (2005). Funzione paterna e attaccamento di coppia: L'importanza di una base
sicura. In N. Bertozzi, C. Hamon. (a cura di), Padri & paternità (pp.79-102). Bergamo: Edizioni Junior.

- Bowlby J. (1969). Attaccamento e perdita, vol.1. L'attaccamento alla madre. Torino: Boringhieri 1972.

- Minuchin, S. (1974). Families and family therapy. Cambridge, Mass: Harvard University
Press.

- Winnicott D. W. (1965). Sviluppo affettivo e ambiente. Roma: Armando Editore 1970.