Non sempre è facile comunicare efficacemente, in ogni ambito: tra amici, sul lavoro, in famiglia, ecc.
Chissà quante volte è capitato che una semplice domanda abbia portato ad un'accesa discussione e che questa sia sfociata in un vero e proprio litigio!
Ma da cosa dipende?
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La stessa frase, detta con toni ed espressioni facciali diversi, in svariati momenti, assume un significato completamente differente, anche se avviene tra gli stessi interlocutori; ciò che influisce nella trasmissione del messaggio è, infatti, lo stile di comunicazione (Nina E. 1991).
Eccone i principali:
Stile Positivo: uno o entrambi gli interlocutori hanno un atteggiamento aperto, di ascolto dell'altro, cercando di comprendersi con scambio di informazioni, idee, con un'espressione gentile, educata e affettuosa.
Stile Negativo: uno dei due o entrambi sono conflittuali e contenziosi davanti a situazioni di disaccordo con toni bruschi, che sfocia in una comunicazione inadeguata.
Stile Riservato: uno dei due o entrambi sono poco espressivi, creando barriere nel processo comunicativo assumendo un ruolo passivo che sfavorisce la comunicazione.
Stile Violento: uno dei due o entrambi sono ostili, conflittuali, c'è aggressione verbale o fisica che influisce negativamente sulla relazione e può portare alla rottura; la violenza può essere la conseguenza di risentimenti irrisolti presenti o delusioni.
Questi stili possono favorire o complicare la relazione: il primo è lo stile più sano e adattivo di comunicazione, tutti gli altri promuovono una comunicazione inefficace, squilibrata e patologica.
La conflittualità è una realtà irrinunciabile della convivenza, poichè in famiglia coabitano persone diverse che devono decidere congiuntamente, confrontarsi e, a volte, scontrarsi.
E' giusto dire che il confronto equivale allo scontro? Discutere vuol dire litigare?
Lo scontro/confronto è uno dei canali per poter arrivare all'accordo; in ogni famiglia, infatti, è sempre necessaria una qualche forma di contrasto , di aggiustamento e riaggiustamento continuo, di messa in discussione delle reciproche posizioni, di attrito fra le rispettive concezioni del mondo, fra i sistemi di valore; come dire che se non si litiga mai, è la fine annunciata (Miazzau, 2002).
Non manifestare disaccordi fa lasciare in sospeso e irrisolti i problemi che, accantonati di giorno in giorno, vanno a formare una matassa intricata di nodi irrisolti, di sentimenti e questioni non elaborate che diventano, davanti all'ennesima questione, esplosivi litigi in modo aperto e violento per cose insignificanti e che non si è capaci di risolvere.
A seguire alcuni suggerimenti per gestire i conflitti:
- Non evitare le discussioni, sono un'occasione di confronto ed evitarli lascia in sospeso questioni che a lungo andare diventano come un'enorme matassa di nodi irrisolti.
- Affrontare un problema alla volta, nel momento stesso in cui si presenta, è un'occasione per conoscersi meglio, per trovare l'equilibrio e il punto d'incontro.
- Ascoltare a turno il punto di vista dell'altro senza interrompere e successivamente ridiscutere insieme dell'argomento, dopo aver assunto la prospettiva dell'altro.