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TRAINING AUTOGENO: CHE COS’ È, COME E PERCHÈ PRATICARLO?


Molti conoscono il Training Autogeno (TA) per sentito dire, ne hanno una vaga idea e spesso lo associano all’ipnosi o all’autosuggestione. Con questo articolo cercherò di spiegare cosa sia, come lo si può praticare e in quali circostanze.

ORIGINI
Il TA nasce nel 1932, per opera di uno psichiatra tedesco, Johannes Heinrich Shultz, il quale dopo aver condotto degli studi sull’ipnosi col neurologo Oskar Vogt, cominciò a pensare ad una pratica che permettesse ai pazienti non solo di raggiungere un certo grado di benessere, ma di farlo senza “dipendere” necessariamente dalla presenza del professionista, come avveniva con le tecniche diffuse fino a quel momento, la psicoanalisi e l’ipnosi.

SIGNIFICATO E DEFINIZIONE
Cosa vuol dire training autogeno? Dal tedesco “das autogene Training”, ossia l’allenamento auto-geno (autòs= da sé, genòs= che si genera), si tratta di una specifica tecnica che consente di allenarsi da soli, ma a fare cosa? A rilassarsi, ad entrare in uno stato psicofisico profondo di calma, tranquillità e benessere, tale da poter essere riprodotto non solo in successivi allenamenti, ma anche semplicemente ripensandoci.
 Il cervello, infatti, è un potente strumento di riproduzione, una sorta di lettore dvd che, attraverso degli stimoli sensoriali, si attiva (come il play) facendo rivivere ciò che si è vissuto in passato. Da qui lo sviluppo di alcuni disturbi, come il disturbo acuto o post traumatico da stress, caratterizzato da flashback, sogni, ricordi, immagini angoscianti e ricorrenti che affiorano alla mente e che riproducono lo stesso vissuto emotivo esperito durante l’evento traumatico (incidente, perdita, lutto, abbandono, ecc.).
Invece di rivivere emozioni e sensazioni negative, chi pratica il TA potrà essere in grado di riattivare in ogni momento e situazione lo stesso stato di quiete psicofisica che raggiunge durante gli esercizi appresi, senza aver bisogno di rifarli per intero. Andiamo a capire come.


COME SI PRATICA
Essendo un allenamento, ci sono degli specifici esercizi che agiscono a livello fisico, psicologico e fisiologico. Inizialmente il training viene guidato dalla voce di un istruttore appositamente formato (psicologo e non solo), mentre il cliente è seduto con la schiena dritta in una posizione comoda e con gli occhi chiusi. Questi viene invitato a concentrarsi sul corpo (parti del corpo o sensazioni corporee) che facilitano non solo il rilassamento, ma migliorano anche l’attenzione e la concentrazione. Successivamente, una volta imparate le sequenze, non vi sarà più la necessità di “dipendere” dalla guida del professionista, ma si potrà svolgere il training autonomamente. Gli esercizi da imparare sono 6 più 1 preliminare:
·         ESERCIZIO PRELIMINARE- è necessario per prendersi un momento di tempo per sé, entrare in uno stato di consapevolezza e raggiungere una condizione di calma in cui tutto il mondo è lasciato all'esterno.

1.      ESERCIZIO DELLA PESANTEZZA- permette di far rilassare i muscoli e la mente, interconnessi psico-somaticamente, quando vi sono preoccupazioni, tensioni che influenzano i pensieri, le emozioni e il corpo. Risulta particolarmente utile per dolori generalizzati, cefalea, insonnia, ecc.

2.      ESERCIZIO DEL CALORE – ci si concentra sulla sensazione di calore del proprio corpo producendo dei miglioramenti alla circolazione sanguigna e continuando lo stato di rilassamento e quiete.

3.      ESERCIZIO DEL CUORE- si sposta l’attenzione sul proprio battito cardiaco, così, oltre a perpetuare il rilassamento, si può arrivare a modularne il battito. Una volta che quest’esercizio viene appreso e praticato regolarmente, chi è ansioso o si trova in situazioni ansiogene (esami, gare, parlare in pubblico, ecc.), potrà gestirle meglio senza entrare in panico, rallentare i battiti del cuore e produrre un’attivazione psicofisica che consente la migliore prestazione.

4.      ESERCIZIO DEL RESPIRO- respirare è un’azione che normalmente facciamo automaticamente e inconsapevolmente, concentrarvisi può aiutare a rilassarsi, a distogliere l’attenzione dalle preoccupazioni quotidiane e a prendere consapevolezza di essere vivi, presenti, artefici del proprio destino. Inoltre, essere consapevoli del respiro e imparare a modularlo può risultare molto utile negli stessi casi dell’esercizio precedente, ovvero in situazioni in cui, a causa dell’eccessiva ansia, si respira troppo velocemente rischiando l’iperventilazione e l’attacco di panico.

5.      ESERCIZIO DEL PLESSO SOLARE- il plesso solare è quella zona che si trova tra l’ombelico e lo stomaco, all’altezza del diaframma; è il 3° chakra o centro psichico associato alle emozioni e ai sentimenti. Nel linguaggio comune spesso utilizziamo espressioni come “agire di pancia” quando lo si fa d’impulso, seguendo le emozioni invece della ragione, “sentire le farfalle nello stomaco” quando si è innamorati, e via discorrendo. Emozioni e zona addominale hanno chiaramente un legame. Gli esercizi del plesso solare aiutano ad entrare in contatto con i propri stati affettivi, a gestirli e ad alleviare la tensione accumulata psico-somaticamente nella zona del corpo.

6.      ESERCIZIO DELLA FRONTE FRESCA- l’ultimo esercizio completa il rilassamento, si focalizza l’attenzione sulla fronte e in generale sulla zona cerebrale, sede dei pensieri, del ragionamento, del linguaggio, della memoria, ossia dei processi cognitivi. Quando si è stressati si hanno mille pensieri, spesso si è colti da mal di testa, si ha la sensazione che la testa si “surriscaldi”, si agisce “a caldo”. Eseguire l’esercizio della fronte fresca consente di risolvere le problematiche psico-somatiche legate alle cefalee, di ridurre lo stress, di diminuire le preoccupazioni e di prendere distanza dalle situazioni in cui altrimenti si agirebbe “a caldo”.

PERCHE’ PRATICARLO?
Il training autogeno può essere praticato per svariati motivi, dal semplice ma difficile bisogno di rilassamento psicofisico, per aumentare la propria consapevolezza psicocorporea, per prendersi uno spazio per sé, per migliorare le proprie capacità attentive e di concentrazione, per ottimizzare le proprie performance fisiche o cognitive, o ancora, per ridurre, gestire e prevenire l’ansia e lo stress.

Viene utilizzato molto in ambito sportivo, specie tra gli sport agonistici, dove stress-tensione-performance sono strettamente collegati; gli esercizi di TA aiutano a gestire meglio l’ansia da prestazione, a focalizzare l’attenzione sul qui e ora e migliorare la performance raggiungendo un livello di ansia, cioè di attivazione psicofisica, ottimale.

Il training autogeno può risultare molto utile, ed è sempre più diffuso, anche a livello aziendale, tra i manager, chi ha incarichi di responsabilità, tra le risorse dell’azienda per prevenire e curare lo stress, gestire periodi di forte pressione o magari migliorare la propria emotività nel parlare in pubblico. Immaginate un amministratore delegato ad un convegno che parla a 400 persone con la voce tremolante?

Un altro ambito in cui il TA si rivela efficace è quello scolastico-universitario, situazioni stressanti in cui lo studente si sente sovraccaricato di aspettative proprie, genitoriali, degli insegnanti, spesso può trovarsi in difficoltà e non riuscire a dare il meglio di sé nelle prove di verifica (esami o interrogazioni) perché preso dal panico. Con il training autogeno è possibile migliorare l’attenzione durante lo studio, gestire meglio i tempi e migliorare le prestazioni cognitive, riducendo l’ansia.

Una regolare pratica del training autogeno consente di prevenire eventuali attacchi d’ansi ed eventualmente di gestire anche le emergenze, grazie ad una sorta di condizionamento, per cui per associazione di pensieri-esperienza rilassante-esercizi, non è strettamente necessario svolgere tutte le volte l’intero training, ma anche il solo pensare a uno o più esercizi, attiva lo stesso tipo di risposta (rilassamento-calma-consapevolezza) che si attiverebbe se lo si praticasse in quel momento.

Un corso di training autogeno completo può avere una durata varia, a seconda degli scopi e della domanda del cliente; ogni incontro può essere effettuato individualmente o in gruppo.
È possibile scegliere se associare il Training Autogeno a dei colloqui all'interno di un percorso più ampio di crescita personale, oppure se optare per il corso singolo con o senza colloquio. Ogni incontro è di 60 minuti circa.



Se vuoi più informazioni al riguardo o ti interessa effettuare una prova gratuita del Training, non esitare a contattarmi!



Bibliografia
Hoffmann B. H., Manuale di Training autogeno, Astrolabio, Roma, 1980
Schultz I.H., Il Training autogeno, Feltrinelli, Milano, 1993

https://it.wikipedia.org/wiki/Training_autogeno