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IDENTITA' PLASMATA DAI SOCIAL: mondo reale vs mondo virtuale

La storica locuzione Cartesiana "cogito, ergo sum"  (penso, dunque sono), che esprimeva la certezza indubitabile che l'uomo ha di se stesso in quanto oggetto pensante e quindi esistente, nell'era tecnologica in cui viviamo, sembra si stia trasformando in "publico, ergo
sum", ossia pubblico, dunque sonocome se non solo il pensare, ma anche il pubblicare frasi, foto, video e quant'altro sui social media, rafforzasse l'idea di esistere, di avere una vita e quindi di essere e stare nel mondo. Tale affermazione è confermata anche dalla tendenza a considerare quasi inesistente chi non è presente sui social o chi non è molto "attivo", e a congratularsi con chi vi entra come se il lieto evento fosse una nascita.

Similmente, il semplice gesto di cancellare ciò che precedentemente era stato pubblicato sembra avere l'illusione che un certo evento non sia mai esistito (anche se visualizzato da centinaia di persone).

Nel mondo virtuale, l'identità di una persona si può, così, continuamente plasmare attraverso un profilo personale che viene aggiornato con foto, informazioni personali, video e commenti.

In Psicologia, l'identità è intesa come la modalità con cui da un lato, una persona definisce e riconosce se stessa come un essere continuo, costante e coerente; dall'altro, come essa viene definita e riconosciuta dagli altri con tali qualità (Erikson, 1950).  Per cui, io sono non solo ciò che vedo in me stesso, ma anche come gli altri mi vedono e rimandano in me quell'immagine.

Nel processo di formazione d'identità, infatti, gioca un ruolo importante il riconoscimento e l'accettazione da parte degli altri, che fa da specchio al senso di sè.


In accordo con quanto detto, in qualche maniera, più una persona pubblica e riceve feedback dalla realtà virtuale e  maggiormente sentirebbe rafforzarsi la propria identità, il proprio senso di sè e consapevolezza di esistere.
Nella logica del mondo virtuale, non conterebbe tanto l'evento in sè, quanto il condividerlo con gli altri e riceverne i consensi per renderlo "reale nel virtuale" ed effettivo per se stessi e per gli altri. Detto in altre parole: se un certo evento non è reso pubblico, vuol dire che non è avvenuto; da qui, forse il trend di condivisione di ogni momento della propria giornata (doccia, pranzo, aperitivo, ecc.).


E' come, quindi, se la condivisione degli eventi della propria vita nel mondo virtuale, in qualche modo li rendesse più veri. Allo stesso modo, quando il materiale postato viene eliminato dal virtual world, magicamente scompare dalla realtà virtuale, come se non fosse mai accaduto.


Mentre nel mondo virtuale è possibile cancellare parti di sè, di chi si è stati o di cosa si è fatto (foto, avvenimenti, commenti, e persino il profilo), in quello reale non lo è, anzi, farlo comprometterebbe l'integrità della propria identità personale.

Possiamo immaginare il nostro sé identitario come un puzzle, con tanti pezzettini che ogni giorno si aggiungono e assemblano; visto nel suo singolo, qualche pezzo può piacerci di più oppure meno di altri, ma visto nel suo complesso, ognuno contribuisce a fornire la visione per intero di chi siamo.

Se abbiamo fatto qualcosa di cui poi in futuro ci siamo pentiti, se ci siamo relazionati con persone da cui poi ci siamo allontanati, e via discorrendo..... non dovremmo nasconderlo a noi stessi e agli altri, cercando di eliminare i pezzettini di puzzle, perchè il risultato sarebbe di una figura incompleta e poco resistente (identità frammentata); ma dovremmo accettare e accogliere il nostro passato come parte della nostra vita che ha contribuito a renderci ciò che siamo nel presente: più integri e forti (identità integra).

Molti fattori contribuiscono a creare un'identità virtuale (descrizione personale, foto, mi piace alle pagine, condivisione di link, ecc.), che sovente si mescola e s'intreccia con quella reale fino a con-fondersi.
E' dunque, il mondo virtuale a rispecchiare la realtà? E se sì, quale tipo di realtà? Esterna o Interna?
O è la realtà a volersi identificare col mondo virtuale?
Ciò che viene  mostrato agli "amici", è ciò che realmente siamo o ciò che vorremmo  essere?
Può influire sul nostro umore e sulla nostra personalità il feedback che riceviamo dai nostri post?

I social network hanno il grande potere di metterci in collegamento con persone in un punto qualunque del mondo che abbiano il collegamento ad internet, un effetto magico tale da accorciare ed eliminare le distanze. Ma mentre le distanze geografiche si riducono, cosa succede a quelle emotive e sociali?
Mettere un mi piace ad un evento importante di un amico, ha lo stesso effetto di una telefonata o di un abbraccio? Ha senso parlare con qualcuno dall'altra parte del mondo, mentre si ignora la persona che è accanto? Ha senso riunirsi per stare insieme, mentre di fatto si sta da soli, ognuno nel proprio mondo virtuale? Ha senso avere tanto da dirsi virtualmente e poi rimanere in silenzio con le teste chine sui propri dispositivi quando si è l'uno accanto all'altro?

Facciamo sì che la tecnologia avanzata aggiunga qualcosa nella nostra vita (es. velocità, contatto con persone lontane, materiali informativi a disposizione in ogni momento, condivisioni con amici, ecc.), senza però privarci di altro più prezioso (amici "reali", interazioni faccia a faccia, dialogo orale, tempo, ecc.).
Meno condivisioni e più interazioni!