"Gilmore girls" o "Una mamma per amica" è un telefilm americano andato in onda nel primo decennio del 2000 riscontrando un certo successo tra le adolescenti e non solo; è la storia di un rapporto tra una mamma e una figlia che si passano solo 16 anni di età e che ridono, scherzano, si confidano reciprocamente, entrando l'una nella vita dell'altra, sempre unite e "attaccate"? Lorelai e Rory.... più che mamma e figlia, sono amiche inseparabili!
Possiamo cogliere l'occasione di quest'esempio fittizio di una serie tv per riflettere sul tema della relazione genitori-figli.

Bowlby (1969), invece, chiamava la relazione genitore-figlio attaccamento, ovvero quel particolare legame con una figura di riferimento, il genitore, il quale viene esperito come base sicura o persona a cui rivolgersi in caso di pericolo; comincerebbe ad instaurarsi dai 7-8 mesi quando il bambino è capace di discernere i volti, di riconoscere quelli familiari e di conseguenza di protestare quando si accorge che il genitore non c'è. Baldoni (2005) aggiunge che non è solo la mamma la figura relazionale significativa, ma anche il papà costituisce la base sicura dell'attaccamento.
Normalmente le proteste e l'angoscia da separazione terminano verso i 3 anni, quando inizia a svilupparsi la capacità di rappresentazione mentale: si tratta di un processo di interiorizzazione che fa sì che il bambino riesca a pensare ad oggetti o eventi che non sono presenti nell'ambiente; per cui anche se lontano e fisicamente separato dalla mamma, riesce a pensarla e a sentirla vicino senza ansia. A volte può essere aiutato a separarsi dalla figura di riferimento, in questa fase, grazie al cosiddetto oggetto transizionale, che rende l'assenza del genitore emotivamente più sopportabile.
E' già avviato a questo punto il processo di separazione-individuazione che culminerà nell'età adolescenziale: la separazione fisica e intrapsichica permette di percepire il sè come diverso dall'altro, dunque viene meno l'unità simbiotica mamma-bimbo; l'individuazione riguarda, invece, la maturazione psicologica e la strutturazione dell'identità. Tipicamente questa fase si concretizza nell'adolescenza, quando a livello cognitivo comincia a svilupparsi un pensiero ipotetico-deduttivo, che fa sì che l'adolescente ricerchi da sè significati e sensi, rimettendo in discussione tutto quanto appreso da quella che fino a quel momento era stata la principale e più significativa figura di riferimento, il genitore. A quest'età il gruppo dei pari assume sempre maggior importanza e costituisce un punto alternativo rispetto alla madre e al padre. L'adolescente, che non appartiene più al mondo dell'infanzia, ma allo stesso tempo non è ancora un adulto, nel costruire la sua identità, sente la necessità di pensare ed agire da sè e quindi di individuarsi, di divenire un individuo più autonomo, indipendente e separato fisicamente e psicologicamente.
Tornando alle protagoniste della serie "Una mamma per amica", mentre la separazione dall'unità simbiotica sembra essere avvenuta (Rory, la figlia adolescente si diploma, va via di casa per andare a studiare), l'individuazione non pare essersi completamente conclusa e, inoltre, si verifica quella che potrebbe essere chiamata la fusione dei confini familiari.
Lo psicologo Minuchin (1974) descrive all'interno della struttura famliare 3 tipi di confini tra i sottosistemi (sottosistema coppia, genitori e fratelli):
- i confini chiari (funzionali), che permettono di esercitare in modo adeguato le funzioni e i ruoli di ogni sottosistema, senza intromissioni o interferenze tra loro, mantendo un buono scambio;
- i confini rigidi (disfunzionali), caratterizzati da nette separazioni tra sottosistemi che diventano impermeabili;
- i confini diffusi (disfunzionali), in cui non ci sono barriere, non ci sono segreti, ogni sottosistema interferisce nell'altro quasi fino a fondersi e confondersi.
Nel caso di Rory e Lorelai, si potrebbe supporre una struttura dai confini diffusi, in cui la mamma, che funge da amica, entra e si intromette nella vita e nelle decisioni personali della figlia/amica, e viceversa.
Che dire di questo rapporto amica/mamma? Nella serie tv stessa, questa sovrapposizione e confusione di ruoli si rivela un'arma a doppio taglio che crea non pochi conflitti tra le due protagoniste.
Nella vita reale un errore comune che alcuni genitori possono commettere è quello di porsi a livello dei figli come un pari, cioè un amico o amica della stessa età con cui confidarsi, forse nel tentativo di controllarli, di essere informati su cosa fanno, con chi e dove.... Inizialmente può sembrare una strategia funzionale, ma a lungo andare rischia di rompere i confini, facendoli diventare diffusi, e soprattuto può impedire al normale processo di individuazione di svilupparsi. Essendo la "ribellione" (intesa come presa di distanza dai valori genitoriali in favore di una personale valutazione e rivalutazione) un processo neuropsicologicamente naturale, i genitori non dovrebbero temerla od evitarla diventando gli amici dei figli, in quanto ogni figlio ha bisogno della figura genitoriale, delle regole e dei valori insegnati sin dall'infanzia, per poi avere l'opportunità di scontro/confronto in adolescenza che ne permetterà la maturazione psicologica e l'individuazione.
In alcuni casi quei valori, dopo essere stati valutati nelle varie possibilità e alternative dall'adolescente, vengono riconfermati, in altri casi no.
Dunque, sì al genitore amichevole, autorevole ma non autoritario, e no al genitore amico che si fonde e confonde col gruppo dei pari del figlio.
Per approfondimenti:
- Baldoni, F. (2005). Funzione paterna e attaccamento di coppia: L'importanza di una base
sicura. In N. Bertozzi, C. Hamon. (a cura di), Padri & paternità (pp.79-102). Bergamo: Edizioni Junior.
- Bowlby J. (1969). Attaccamento e perdita, vol.1. L'attaccamento alla madre. Torino: Boringhieri 1972.
- Minuchin, S. (1974). Families and family therapy. Cambridge, Mass: Harvard University
Press.
- Winnicott D. W. (1965). Sviluppo affettivo e ambiente. Roma: Armando Editore 1970.